Attraverso gli apporti multidisciplinari della
neuroanatomia comparata, della psicofisiologia clinica, della psicologia
sperimentale unitamente agli studi di tipo osservativo, ecografico e neonatale,
è stato possibile comprendere che già dalla vita fetale l’essere umano inizia a
sviluppare i prodromi di ciò che sarà la sua vita psicoemotiva. L'insieme degli
studi e delle osservazioni "in vivo" confermano, infatti, la vivace
presenza sensoriale, psichica, emozionale del feto fin dalle prime fasi della
gravidanza. La spinta interattiva e comunicativa che si può rintracciare
nell'ultimo trimestre di gravidanza chiarisce meglio quanto importante sia
nello sviluppo somatopsichico fetale l'attenzione e il coinvolgimento affettivo
genitoriale.
Le scienze cognitive della seconda generazione
considerano l’essere umano “un sistema complesso ed aperto per acquisire
nuove informazioni mediante esperienze corporee che la persona struttura in
accordo a schemi immaginativi” (Giordanella & Cicinelli, 2012).
Questi schemi hanno componenti motorie e percettive, rintracciabili già nella
vita intrauterina, forniscono strutture ricorrenti che ci aiutano ad
organizzare le nostre esperienze (Johnson, 1987) e servono come modelli che ci
aiutano a sviluppare rappresentazioni mentali, all’interno delle quali sono
unite percezioni sensoriali e cognizioni.
Molto presto, dunque, possiamo iniziare a parlare di benessere
psicologico.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha
incluso il benessere psicologico nel concetto di salute: gli individui devono
avere la possibilità di sentirsi a proprio agio nelle circostanze che si
trovano a vivere (http://www.salute.gov.it).
Secondo la definizione dell’OMS, il benessere
psicologico è quello stato nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue
capacità cognitive o emozionali per rispondere alle esigenze quotidiane della
vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri,
adattandosi costruttivamente alle condizioni esterne e ai conflitti interni.
L’associazione Americana di Psichiatria (APA), le cui
linee guida sono stilate su rigorose revisioni della letteratura scientifica,
ha decretato che la psicoterapia cognitiva ha un’efficacia pari o maggiore
degli psicofarmaci. Questa è una psicoterapia che più di ogni altra è stata
sottoposta a studi che ne hanno empiricamente e rigorosamente confermato
l’efficacia su diverse forme di sofferenza mentale. Infatti, la psicoterapia
Cognitiva è utile e viene utilizzata nel trattamento di molto disturbi
psichiatrici e psicologici (fonte: http://www.aipsimed.org- Associazione Italiana Psichiatri).
La Psicoterapia Rideterminativa, approccio di stampo
cognitivista, considera gli esseri umani come sistemi complessi, ritiene che il
loro sviluppo e la loro funzionalità dipendono dall’integrazione di processi
neurofisiologici e psicologici, da livelli taciti ed espliciti di coscienza e
da modalità non verbali e verbali di costruire i significati. “La
Psicoterapia Rideterminativa si rivolge alla complessità dell’essere umano
integrando teoria e ricerca, sulla base delle scienze cognitive della seconda
generazione e proponendo una metodologia che utilizza vari metodi e tecniche di
psicoterapia derivanti dalla psicoterapia cognitiva (Beck, 1976; Ellis, 1962;
Guidano, 1987, 1991; Lazarus, 1991; Liotti, 2007) e dalla psicoterapia con la
musica (Bruscia, 2002) ma rielaborati in un’ottica dove un metodo ha un legame
con un altro, per cui durante il processo terapeutico avviene un continuo
interscambio tra gli esiti di un’esperienza emozionale musicale e quelli
occorsi in una tecnica verbale più strutturata” (in: Giordanella &
Cicinelli, 2012).
Beck, A.T. (1975) Cognitive Therapy and the Emotional Disorders. New York, Basic Books Press
Beck, A.T. (1978). La depressione.
Torino, Bollati Boringhieri Editore
Beck, A.T. (1984). Principi di
terapia cognitiva. Roma, Astrolabio Ubaldini Editore
Beck, A.T., Emery, G., & Greenberg R. (1985). L’ansia e le fobie. Roma,
Astrolabio Ubaldini Editore
Beck, A.T. (1987). Terapia cognitiva della depressione. Torino, Bollati Boringhieri
Editore
Beck, A.T. (1988). L’ansia e le fobie. Una prospettiva cognitiva. Roma, Astrolabio
Ubaldini Editore
Beck A.T., Freeman A., (1990), Terapia cognitiva dei disturbi di
personalità. Tr. it. Firenze, Mediserve
Ellis, A.
(1962). Reason and emotion in
psychotherapy. New York, Lyle Stuart Press
Ellis, A. (2003). L’autoterapia
razionale emotiva. Trento, Erickson Editore
Giordanella, G. & Cicinelli R. (2012). Dalla
conoscenza tacita alla ridescrizione narrativa mediante la psicoterapia con la
musica nella prospettiva delle Scienze Cognitive della Seconda Generazione. Traduzione da Tacit Knowledge to Narrative
Redescription Through Music Psychotherapy: a Perspective from Second-Generation
Cognitive Science. In K.E. Bruscia (Ed.). Readings
on Music Therapy Theory. Gilsum NH: Barcelona Publishers. Reading 27
Guidano V. F. (1988), La complessità del Sé. Un approccio
sistemico-processuale alla psicopatologia e alla terapia cognitiva, Bollati
Boringhieri, Torino.
Lazarus, R.
S. (1991), Cognition and motivation in emotion. Am Psychol. 46 (4),
352-367.
Liotti, G. (1994), La dimensione interpersonale della coscienza, Roma, La Nuova Italia
Scientifica
Liotti. G., Monticelli, F. (2008), I sistemi motivazionali nel dialogo clinico,
Milano, Raffaello Cortina Editore
Soldera, G. (2000), Le
emozioni della vita prenatale, Diegaro di Cesena, Macro Edizioni
Johnson, M. (1987). The Body in the Mind. The
Bodily Basis of Meaning, Imagination, and Reason. Chicago: The University
of Chicago Press.