RUBRICA "GUARDIAMOCI DENTRO" - QUARTA TAPPA: Fuori dalla nostra zona di Comfort



Cari "viaggiatori":-) eccoci arrivati alla nostra quarta tappa!
In questo percorso stiamo attraversando passaggi importanti, con l'obiettivo di acquisire nuove consapevolezze e iniziare a far muovere, dentro di noi, dei piccoli e grandi cambiamenti.
Abbiamo iniziato riflettendo su una delle paure più limitanti: la paura del giudizio degli altri. Questa paura ci influenza nel modo in cui ci relazioniamo agli altri ma in special modo a noi stessi. Finchè non sviluppiamo una buona auto-stima rischiamo di avere paura del giudizio degli altri. Poi siamo passati a definire cosa significa Amarsi, quindi in cosa consiste l'auto-stima e in cosa differisce dall'auto-efficacia. Siamo dunque passati ad esplorare la sfera della comunicazione, altro aspetto fondamentale dell'essere umano in quanto definisce la qualità delle relazioni che intessiamo con gli altri.
In questa quarta tappa torniamo su di noi, al nostro interno, per poi fare di nuovo un balzo all'esterno. La nostra crescita personale deve essere necessariamente un continuo susseguirsi di passaggi tra il nostro mondo interno e quello esterno. Quando mettiamo in essere questo movimento continuo tra dentro e fuori, ci permettiamo di riflettere su di noi mentre siamo attenti anche al nostro aspetto sociale e, quindi di evolverci come Esseri Umani.
 
Ma entriamo nello specifico.
Il già citato Maslow, ci ha fornito il suo modello sulla gerarchia dei bisogni dell'essere umano.
L'autore ha parlato di una serie di “bisogni” disposti gerarchicamente, in cui la soddisfazione di quelli più elementari è la condizione per far emergere i bisogni di ordine superiore.
 
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Come vedi nella piramide, i primi bisogni che emergono alla nostra coscienza sono quelli detti "primari" ovvero i bisogni fisiologici. Soddisfatti questi, possiamo accedere ad un livello superiore in cui avvertiamo il bisogno di sicurezza. Qui sentiamo la necessità di essere e sentirci protetti, abbiamo bisogno di certezze e sicurezze. Fin dalla nascita, l'essere umano comincia a vivere delle esperienze interne (tutte le sensazioni corporee e le emozioni che iniziano ad emergere) e delle esperienze esterne (le cure che riceve dai genitori, gli avvenimenti quotidiani che vive) iniziando a formarsi degli schemi, dapprima senso-motori (che passano attraverso le sensazioni corporee) e man mano che cresce sempre più mentali (dove per mentali intendo schemi cognitivi-emotivi-comportamentali). Questi schemi andando avanti nella crescita tendono a stabilizzarsi.
Noi Umani abbiamo bisogno di dare una cornice alle cose che viviamo e, dunque, attiviamo quei filtri (gli schemi appunto) che ci permettono di orientarci nella nostra vita e anche di risparmiare energie. Questo riguarda ogni cosa: dal saper usare un oggetto (immaginiamo come sarebbe dover imparare da capo ogni volta che dobbiamo usare la macchina) alle relazioni, in cui tendiamo spesso a confermare le nostre idee su di noi, sugli altri, sul mondo e spesso anche a costo di ripetere i medesimi errori, le stesse dinamiche ogni volta. Questi schemi possono avere una natura "funzionale", ovvero sono utili e producono un beneficio nella nostra vita, oppure "disfunzionali" o altrimenti detti "irrazionali", nel caso in cui sono controproducenti e ci fanno vivere e stare male.
 
Ma allora perché se questi schemi disfunzionali ci fanno stare male tendiamo a ripeterli?
 
Oltre al fatto che queste "procedure" di pensiero, emotive e di comportamento, tendono a cristallizzarsi nel tempo, dobbiamo pensare a questi come a degli spazi in cui, anche se stiamo male, ci sentiamo "al sicuro", per tornare alla definizione di Maslow.
Parliamo di "comfort zone" o zona sicura. La zona di comfort la possiamo definire come un luogo in cui, basandoci sulle nostre convinzioni limitanti, non ci esponiamo al cambiamento e, dunque, all'insicurezza. Si perché uscire da questa zona sicura, in realtà, ci mette ansia. Fare nuove esperienze, provare nuovi modi di vivere, di pensare, di comportarci, in una parola il cambiamento, ci spaventa. Siamo esseri abitudinari.
 
Ma allora Sarah perché mai, se ci mette ansia, dovremmo uscire dalla nostra "cara" zona di comfort? mi chiederai...
 
Paulo Coelho ha detto "Se pensi che l'avventura sia pericolosa prova la routine. E' letale"!
Ovviamente per avventura intendo qui anche solo il fatto di fare cose nuove, di usare nuovi modi di porsi, nuove modalità di relazionarsi, nuove esperienze. Cose anche semplici che escono dai nostri soliti schemi mentali divengono "avventure" a volte ansiogene. Mentre la routine ci da sicurezza e al tempo stesso, però, ci limita.
Facciamo alcuni esempi: alcune persone si ritrovano a fare un lavoro che non gli piace ma che è "sicuro", vivendo una vita insoddisfacente pur di non affrontare ciò che c'è fuori dalla loro zona di comfort, per la paura di fallire. Oppure a volte le persone rimangono sole, nonostante vorrebbero degli amici, per la paura di essere rifiutate. E cosi via.
Ma se vogliamo davvero crescere dovremo liberarci delle nostre paure e fare un balzo fuori dalle nostre sicurezze. Quando ci tratteniamo nella nostra zona di comfort siamo come uccellini in una gabbia. Avete mai provato a liberarne uno che sta lì dentro da tempo? Nella stragrande maggioranza dei casi o non volerà affatto fuori dalla gabbia o vi tornerà. Perché fuori si sentirà insicuro.

Fuori dalla zona "confortevole" c'è la crescita e il cambiamento. E' vero può anche esserci il "fallimento" ma è importante sottolineare le virgolette, perché ciò che consideriamo fallimento è solo quell'opportunità che abbiamo di capire meglio come andare avanti. Il fallimento, l'errore, è insegnamento, è apprendimento. Senza apprendimento, quindi senza fallimento, non c'è cambiamento, non c'è evoluzione. Come si suol dire dialetticamente "Nessuno nasce imparato".
In una recente terapia con la musica una mia cliente ha descritto ampiamente l'andar fuori dalla zona di comfort, in questo caso metaforicamente, visto che stava facendo un'esperienza IEM (Immaginario Evocato con la Musica): "...mi trovo in un prato verde, bellissimo, c'è un salice piangente, bello, forte, con le sue fronde al vento...mi ispira sicurezza, serenità... vedo una casetta, c'è una porta...vorrei entrare ma non posso la porta è chiusa... rimango nel prato, sono al sicuro... vedo davanti a me un viale, penso che dovrei prenderlo per vedere cosa c'è al di là del prato... ma forse è meglio di no, mi sento preoccupata...". Volete sapere com'è andata a finire? Beh è uscita dalla sua zona di comfort e ha fatto un "viaggio" bellissimo, arricchente, entusiasmante.

In questa antica storia Zen di seguito leggiamo chiaramente, attraverso la metafora della mucca, cosa è importante fare quando ci troviamo in stallo o alle prese con la paura del cambiamento...

Uccidete la mucca
"Un monaco durante il suo pellegrinaggio venne ospitato da una famiglia di contadini. 
Gli offrirono un pezzo di formaggio e un po’ di latte, ma rimase in forte imbarazzo nel vedere che queste brave persone erano davvero poverissime.
Il monaco chiese come facessero a tirare avanti in quella capanna isolata e senza risorse di alcun genere.
La moglie del contadino rispose che, grazie ad una mucca che mungono ogni mattina, vendevano il latte alle famiglie che abitavano nelle vicinanze e sopravvivevano risparmiando i pochi soldi ricavati dalla vendita e mangiando un po’ di formaggio preparato con il siero.
La mattina dopo il monaco disse al contadino e sua moglie: "Ho pensato tutta la notte a cosa posso fare per voi e…vi dico di uccidere la vostra mucca subito!"
Il contadino e la moglie sorpresi dalle parole del monaco si disperarono e  si misero a piangere.
Erano molto affezionati all'animale, ma seguirono il suggerimento del monaco. Mentre lui riprese il suo viaggio.
Dopo due anni il monaco tornò a far visita alla famiglia di contadini e quello che vide  una situazione completamente diversa: al posto di una fattoria diroccata c’era una bellissima villa con giardino, allevamenti di animali, frutteti, orti e un bellissimo lago dove nuotavano pesci di ogni genere. 
Quando il capofamiglia vide il monaco lo abbracciò in lacrime ringraziandolo del suo consiglio che gli aveva cambiato la vita…
Venne accolto dai padroni di casa e gli fu offerto da bere e da mangiare. Sorpreso e felice che questi contadini avessero stravolto fino a quel punto il loro tenore di vita chiese di raccontargli cosa fosse successo dalla sua partenza.
Da quando non c’era più la mucca- gli raccontarono- ogni mattina si alzavano con la forte motivazione di doversi trovare un modo per guadagnarsi da vivere, e questo gli permise di conoscere gente nuova e affrontare situazioni che furono il motivo della loro fortuna.
Il capofamiglia non si era infatti mai reso conto prima che la mucca non gli permetteva di vivere ma solo di sopravvivere..."

Rimanere fermi nella zona di comfort è molto comodo, ma non è detto che sia costruttivo. Fin da bambini impariamo grazie al fatto che ci prendiamo dei rischi, che facciamo cose nuove, cose che non abbiamo ancora mai fatto prima: il bambino che inizia a camminare, quello che inizia la scuola, le prime amicizie, le interrogazioni e via dicendo. Tutte situazioni non facili, ma che una volta affrontate diventano "normali". Questo succede quando allarghiamo la zona sicura, man mano che sperimentiamo nuovi modi, che facciamo nuove esperienze il recinto si allarga e noi cresciamo.

Fai una lista di tutte le cose che popolano i tuoi sogni e immagina di poterle realizzare... cosa faresti, come saresti, se non avessi paura?

Buon viaggio!
Sarah