Perchè scegliere una psicoterapia

"Ansia, depressione, sbalzi di umore notti insonni, paura delle malattie, sentimento di fragilità, fatica emotiva e fisica. Questi i malesseri emergenti degli italiani attraverso l'analisi del consumo dei farmaci. Sempre più antidepressivi, pasticche per sedare le crisi di panico, sostegni umorali di ogni tipo. Un aumento costante di anno in anno. Un aumento documentato dalle ricette del servizio sanitario nazionale e alle quali andrebbero aggiunte tutte le altre prescrizioni che non vengono censite. Dal 2004 all'anno scorso un aumento del 4,5%." Cosi recita un articolo apparso sul cartaceo del Il Messaggero di mercoledì 25 settembre 2013.
La sofferenza è aumentata... o aumentato è il ricorso agli psicofarmaci? In ogni caso è un dato inquietante. Sono cresciuti i casi di ipocondria, di depressione lieve e moderata, ansia, abuso di sostanze, per non parlare dei disturbi fisici correlati ai disturbi psichici.
"Il consumo di antidepressivi, nell'ultimo decennio, è cresciuto in maniera drammatica" afferma il Direttore Generale dell'Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Pani.
E' la società della soluzione veloce, è la società della fuga dalla sofferenza. Cerchiamo sempre più di scappare dal dolore, diventando sempre meno tolleranti alla frustrazione, alla fatica dell'impegno e della ricerca profonda del benessere. Tutto viene gestito a un livello superficiale e così superficiale e fragile diventa il nostro equilibrio e benessere psichico.
Che sia chiaro, i farmaci in alcuni casi sono indispensabili, sono a volte l'unica via per l'alleviamento dei sintomi, ma in molti casi ne abusiamo, o li usiamo al posto di. A volte possono essere utili per predisporre alla psicoterapia e sono il mezzo per facilitarla, ma poi vanno abbandonati una volta fatto il loro lavoro.
Quando si sceglie la via meno immediata si sceglie allora di guardarsi dentro, di affrontare quella sofferenza con l'obiettivo di superarla. Un obiettivo chiaro, definito raggiungibile.
Perché la psicoterapia? Perché crea benessere profondo, duraturo, solido, se svolta con impegno  e consapevolezza. Impegno, consapevolezza, certo perché è rischioso affidarsi al "santone di turno" che ci dice di cosa soffriamo, interpretando le origini del nostro problema, tenendoci magari sotto scacco per anni... siamo noi gli attori in gioco, i protagonisti del nostro possibile cambiamento e allora in questo quadro lo psicoterapeuta diventa semplicemente la guida esperta che ci "scorta", che ci accompagna, fino al cambiamento, un cambiamento vero, effettivo, consapevole, voluto...
 

La terapia di coppia in psicoterapia cognitiva

Lo scopo della terapia cognitiva per la coppia è rendere chiaro il modo di pensare e comunicare dei partner per evitare, innanzitutto, le interpretazioni sbagliate.
Il termine cognitivo si riferisce al modo in cui gli esseri umani formulano giudizi, prendono decisioni, interpretano le azioni altrui correttamente o scorrettamente. La rivoluzione cognitiva negli ultimi tempi ha gettato nuova luce sul modo in cui usiamo l’intelletto sia per risolvere i problemi che per crearli o addirittura aggravarli. È il modo in cui pensiamo che genera il nostro comportamento e i suoi risultati.
Quando sbagliamo nel giudicare o nel comunicare arrechiamo sofferenza sia a noi stessi che al nostro compagno/a subendo a nostra volta dolorose ritorsioni. Per sbrogliare questo groviglio di pensieri bisogna accedere a una forma di ragionamento superiore che si usa sempre quando ci accorgiamo di aver commesso un errore e vogliamo correggerlo (Beck,1988).
Ma nei rapporti intimi, nei quali ha un’importanza il pensiero chiaro e la correzione degli errori, è carente proprio la capacità di rettificare e riconoscere i giudizi sbagliati che si danno del partner. Inoltre, anche quando si crede di parlare lo stesso linguaggio ciò che dice l’uno e sente l’altro sono spesso due cose completamente diverse. Il difetto della comunicazione causa e poi aggrava molte delle frustrazioni e delle delusioni delle coppie. Le frequenti interpretazioni errate e la rabbia reciproca che ne consegue finiscono con il minare le basi del rapporto fino a creare una situazione irreversibile. Solo se le persone se ne rendono conto e riescono ad arginare i danni prima che sia troppo tardi si può bloccare la tempesta.
Lo scopo della terapia cognitiva è rendere chiaro il modo di pensare e comunicare dei partner per evitare, innanzitutto, le interpretazioni sbagliate. Le coppie credono spesso, inizialmente, che il proprio rapporto sia “diverso” rispetto a quello di altri, ma prima o poi si imbattono nella difficoltà ad affrontare i problemi e i conflitti che si accumulano giorno per giorno. In questi casi, si inizia ad avvertire un crescente senso di irrequietezza, frustrazione e dolore spesso senza sapere dove risiede il problema. Quando poi subentra la delusione, la scarsa comunicazione e l’incomprensione si comincia a pensare che stare insieme sia un errore.Le coppie impegnate in un legame duraturo si creano certe reciproche aspettative. L’intensità della relazione alimenta desideri di amore, lealtà e appoggio incondizionati e proprio per tutto ciò sono portati ad interpretare erroneamente le azioni e i significati dell’altro. Di fronte ad un conflitto dovuto ad una comunicazione carente il più delle volte tendono ad incolparsi a vicenda, invece di considerarlo come un problema che può essere risolto.
Con l’insorgere di difficoltà, con il proliferare delle ostilità e dei fraintendimenti si perdono di vista tutte le qualità positive dell’altro fino a mettere in discussione il rapporto precludendosi l’opportunità di sbrogliare i nodi che stravolgono il proprio giudizio.
Nell’ultimo decennio, con la diffusione degli approcci cognitivi, ci si è orientati anche alla risoluzione delle problematiche coniugali. Fra coloro che se ne sono occupati spiccano Aaron A. Beck e il suo Centro della Pennsylvania ma anche Norman Epstein, Jim Pretzer e Barbara Flemig con le loro ricerche  e nell’applicare le loro conclusioni ai trattamenti clinici. Altri pionieri sono stati J. Abrahms, David Burns, Frank Dattilio, S. Hausner, S. Joseph, Chris Padesky e Creig Wiese.
La terapia cognitiva ha individuato nelle persone con problemi di coppia uno schema di pensiero comune. Quando i partner sono frustrati nelle loro aspettative sono inclini a giungere immediatamente a conclusioni negative. Con una modalità tipica della lettura del pensiero il partner deluso incrimina subito l’altro. Di contro, l’altro, offeso, può attaccare o ritirarsi generando una reazione a catena. Così si instaura un circolo vizioso di attacco e ritorsione.
La terapia cognitiva ha mostrato che i coniugi possono imparare ad essere più ragionevoli adottando un atteggiamento di minor sicurezza di sé e di una maggiore umiltà rispetto alla lettura del pensiero dell’altro. Insegnando ai partner a considerare ipotesi alternative alle loro conclusioni negative.