SCULACCIONI? MEGLIO UN’EDUCAZIONE POSITIVA

Un recente ricerca, pubblicata su un giornale americano, riapre la questione degli sculaccioni ai bambini. La ricerca spiega che i bimbi che subiscono punizioni corporali, tra cui sono ricompresi gli sculaccioni, sono soggetti più degli altri al rischio di sviluppare da adulti, ansia, depressione ed altri problemi di salute mentale, anche se non hanno mai subito abusi veri e propri o possono dirsi maltratti.


La ricerca evidenzia che negli Stati Uniti il 70% dei genitori intervistati ritiene che ogni tanto i bambini abbiano bisogno di uno sculaccione.

Non abbiamo dati italiani, ma credo che in Italia le statistiche non siano molto differenti.

Eppure, ricevere sculaccioni non fa bene a nessuno.

La dottoressa Mc Carty, pediatra americana, spiega in un suo articolo che la maggior parte dei genitori, quando da’ uno sculaccione è convinto di fare la cosa giusta, e, in genere, si tratta di ottimi genitori che amano i loro figli.

La dottoressa Mc Carty, spiega che, spesso, i genitori danno uno sculaccione al proprio figlio quando ritengono non ci sia più altro da fare. Così, vedono lo sculaccione come il modo per far capire ai  figli che “fanno sul serio”. Eppure, gli studi più recenti dimostrano che gli sculaccioni non sono più efficaci di altri metodi “di correzione” ma producono effetti che certamente i genitori non desiderano.
Gli studi più recenti dimostrerebbero – continua la dottoressa Mc Carty - che non solo i bambini che hanno ricevuto sculaccioni sarebbero più inclini a sviluppare da adulti disturbi come l’ansia, ma sarebbero anche meno capaci di gestire il loro carattere: perché gli adulti, in genere, danno gli sculaccioni nei momenti in cui non riescono più a controllarsi.Non solo, un altro effetto collaterale piuttosto frequente dei bambini che ricevono gli sculaccioni – racconta la dottoressa – è che picchiano più spesso gli altri bambini. Questo perché quando si dà uno sculaccione ad un bambino, gli si insegna che picchiare va bene e soprattutto che è giusto che un grande picchi un bambino.

Insomma, sicuramente non tutti i bambini che ricevono gli sculaccioni sono destinati a diventare degli adulti depressi, ansiosi o violenti. Certo è che lo sculaccione umilia e produce più effetti collaterali che benefici, primo fra tutte, l’insegnamento che picchiare si può: allora, perché non cercare un’altra via, magari più costruttiva per educare i nostri figli?

Datato ma attuale!

Psicofarmaci ai bambini italiani, è uno scandalo.

In cinque anni in Italia le prescrizioni sono aumentate del 280 per cento. Negli Usa, la metà.

E ora, addirittura, si aprono 82 Centri in tutta Italia per somministrare psicofarmaci ai bambini iperattivi.

“Psicofarmaci ai bambini italiani, è uno scandalo. Troppi e somministrati con troppa leggerezza. In cinque anni in Italia la prescrizione di psicofarmaci ai bambini è aumentata addirittura del 280 per cento. Negli Usa, dove i bambini in terapia sono più di undici milioni, l’aumento è stato del 150 per cento. Ministro Turco, intervenga subito”. E’ l’appello che hanno lanciato, in una conferenza stampa svolta ieri a Roma, Luca Poma portavoce di “Giù le Mani dai Bambini”, la più visibile campagna di farmacovigilanza in Italia, e Federico Bianchi di Castelbianco psicoterapeuta dell’età evolutiva. E con loro più di cento Associazioni e 230mila addetti ai lavori del settore della Salute rappresentati dal Comitato GiùleManidaiBambini.

"Ma gli scandali non finiscono qui - dice Luca Poma - si stanno aprendo in Italia, su tutto il Territorio 82 Centri per la somministrazione di psicofarmaci ai bambini “iperattivi”. E pensare che le Autorità di controllo sanitario avevano garantito di istituire un solo Centro di eccellenza per regione in modo da prevenire gli abusi. E il rosario degli scandali continua: l’Emea, l’Agenzia Europea per i farmaci, ha autorizzato la somministrazione del Prozac, la discussa e potente “pillola della felicità”, ai bambini già da otto anni dopo appena 4-6 sedute di psicoterapia senza risultati. Di scandalo, in scandalo: le scuole non hanno risorse per affrontare il problema dei “bambini-giamburrasca” e così si sono già registrati i primi casi di alunni allontanati da scuola. Intervenga anche il ministro Fioroni".

"Chi all’EMEA ha deciso ciò - dice Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta dell’età evolutiva e Direttore dell’Istituto di Ortofonologia di Roma e membro del Comitato scientifico di “Giù le Mani dai Bambini” - è incompetente non solo nella conoscenza della psicoterapia ma soprattutto dei bambini. In quattro-sei settimane nessuno può dichiarare fallita una psicoterapia, che è una strada seria da percorrere. Ecco perché il ministro Turco deve subito intervenire per neutralizzare la corsa agli psicofarmaci e limitare i danni della decisione dell’EMEA. E il ministro Fioroni deve emettere una circolare affinché le scuole siano messe in condizione di gestire i “bambini-giamburrasca”.

Dietro ai numeri ci sono i bambini e le loro famiglie. E sono numeri grandi, drammatici. Sono 30mila i bambini italiani che già oggi assumono psicofarmaci secondo uno studio del “Mario Negri” pubblicato su una prestigiosa rivista scientifica che sottolinea come si tratti della punta di un iceberg visto che il dato è fortemente sottostimato.

E se oggi sono 30mila i bambini italiani in terapia con psicofarmaci potrebbero presto diventare oltre 700mila e questo perché, secondo dati del Ministero della Salute, questo è il numero dei bambini che sarebbero affetti da disturbi psichici. "Se questo dato rispecchiasse la verità - aggiunge Luca Poma -, e non lo credo, vorrebbe dire che ogni cento bambini italiani nove sono candidati ad assumere psicofarmaci. E’ come dire che in ogni classe, dalla materna alle medie, almeno due bambini dovrebbero essere medicalizzati. Psicofarmaci “facili” per diagnosi troppo “disinvolte”.

"Le troppe prescrizioni di psicofarmaci ai bambini – dice Massimo Di Giannantonio, Ordinario di psichiatria all’Università di Chieti - sono dovute a diagnosi non corrette formulate da medici di medicina generale e da pediatri che non hanno il necessario bagaglio di informazioni per compiere un passo così importante come quello di somministrare uno psicofarmaco ad un bambino. Ma anche a diagnosi formulate da medici competenti come neuropsichiatri infantili e psichiatri adolescenziali, che ritengono che alla base del disturbo dei bambini ci sia un fattore biologico curabile quindi solo con i farmaci".

Molto importanti le prese di posizione di personalità del mondo sociale, sanitario e politico. Giovanni Pirone, Direttore Generale dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale ha detto in una nota che “i piccoli consumatori di oggi rischiano di diventare adulti farmaco-dipendenti. Va arrestato il materialismo sanitario incentrato su una soluzione farmacologica anche di problemi che attengono alla sfera psichica ed emozionale”.

Marina D’Amato, Presidente dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, in una nota ha spiegato che “la Società di oggi dovrebbe prendere atto che il suo futuro è l’infanzia. Le trasformazioni della famiglia italiana incidono molto sulla vita dei bambini e degli adolescenti”.

In questa occasione, con una nota, tre personalità del mondo politico hanno assicurato il loro impegno istituzionale. L’onorevole Dorina Bianchi, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera, ha proposto un piano di investimenti sociali sul Territorio insieme alle Regioni, di supporto ai giovani e l’implementazione dei consultori. La senatrice Paola Binetti, è una neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta dell’età infantile, ha assicurato un’interrogazione parlamentare “perché venga in ogni caso bloccata, non solo qualunque forma di abuso, ma anche qualunque somministrazione impropria che contrasti con lo sviluppo sereno del bambino”. La senatrice Anna Maria Serafini, Presidente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia ha annunciato che “questo sarà uno dei temi su cui lavorerò in Commissione e che metterò all’ordine del giorno. Porrò particolare attenzione a tutte le segnalazioni e denuncie finalizzate”.

L’APPELLO ALLA TURCO

"Abbiamo presentato ieri – dicono Luca Poma e Federico Bianchi di Castelbianco - una lettera aperta al Ministro della Salute con un vero e proprio "decalogo di buone prassi". Alcuni dei punti degni di maggior interesse di questo decalogo sono: l'attivazione di un tavolo presso il MInistero per approfondire il fenomeno delle prescrizioni indiscriminate di psicofarmaci ai bambini; lo psicofarmaco solo come ultimissima risorsa terapeutica, e quindi il rafforzamento concreto di tutte le strade alternative alla medicalizzazione; un' informazione alle famiglie davvero completa sui gravi rischi derivanti dalla somministrazione di psicofarmaci ai bambini ed adolescenti e, perchè no, il "black box", il riquadro nero sulle confezioni - come quello adottato per le sigarette - già adottato negli Stati Uniti con l'evidenza degli effetti collaterali più pericolosi".

GLI ITALIANI DICONO NO AGLI PSICOFARMACI AI BAMBINI

“Giù le Mani dai Bambini” ha svolto un sondaggio fra 1600 italiani dai 16 ai 65 anni di età chiedendo il loro parere sull’uso degli psicofarmaci ai bambini. Il 97 per cento ha detto “no” all’uso degli psicofarmaci per risolvere i disagi psichici dei minori. Il 97,1 per cento ha detto che le diagnosi fatte oggi con i questionari non sono affidabili.

Per ulteriori informazioni i colleghi giornalisti possono contattare il Portavoce nazionale del Comitato:

Luca Poma: 337415305 – portavoce@giulemanidaibambini.org

Da questi dati sono esclusi tutti gli ansiolitici/ipnotici, dei quali si fa un uso sempre più disinvolto (p. es. il Nopron®, psicofarmaco utilizzato per regolarizzare il ciclo sonno/veglia nei bimbi, o l’EN®, utilizzato dagli studenti come tranquillante prima degli esami); i dati inoltre sono relativi solo ed esclusivamente agli psicofarmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale: oltre a ciò, vi sono ovviamente anche i farmaci non rimborsati. E poi le somministrazioni effettuate grazie a ricette e prescrizioni emesse in Repubblica di San Marino, Città del Vaticano e Canton Ticino, dove a volte le famiglie si approvvigionano di psicofarmaci senza le restrizioni proprie del nostro sistema nazionale di controllo sanitario. Sono anche sempre più frequenti gli acquisti in internet: sul web è possibile reperire pressochè ogni genere di farmaco psicoattivo senza necessità di alcuna ricetta, grazie a siti internet domiciliati in paesi off-shore non soggetti ad alcun controllo (pagamento con carta di credito, spedizioni a casa in pacco anonimo).

Nell’ultimo quinquennio esaminato con certezza statistica (1997/2002, il successivo sarà il 2002/2007, ma i dati non sono ancora disponibili) in Italia vi è stato in incremento delle prescrizioni di psicofarmaci ai minori del 280%, contro il 150% in USA. L’Italia si presenta quindi come nazione ad alto tasso d’incremento di prescrizioni di psicofarmaci ai minori. Il trend negli anni successivi non ha comunque accennato a diminuire, specie per gli antidepressivi, nonostante i numerosi recenti “warning” dagli USA circa l’ispirazione di idee suicidarie nei minori che fanno uso di queste molecole (induzione al suicidio a normale dosaggio terapeutico). Il “mercato” è aperto ed in crescita, basti considerare come l’80% degli adolescenti che nel 2004 ha ricevuto prescrizioni di antidepressivi siano “nuovi utilizzatori” di queste sostanze.





L'abuso di antidepressivi rende ancora più depressi

HAMILTON - Secondo l’ultimo rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute, complice la crisi economica, il consumo di antidepressivi in Italia sta conoscendo un vero e proprio boom.

Ma non tutti traggono benefici dall’assunzione di tale classe farmacologica, anzi. In alcuni casi esistono pericoli concreti non solo di un aggravamento dei sintomi, ma anche di aborti, ischemie e decessi. E’ quanto emerge da uno studio condotto sugli effetti degli antidepressivi più diffusi sul mercato mondiale, i cosiddetti inibitori selettivi della serotonina, dai ricercatori della facoltà di psicologia della McMaster University di Hamilton in Ontario.

Gli psicofarmaci in questione dovrebbero supportare la regolazione del livello di serotonina nel cervello, in modo da riportare il paziente ad una condizione di benessere, ma non tutti i soggetti rispondono alla terapia nello stesso modo. Questo perché l’ormone della serotonina agisce positivamente solo in alcune zone del corpo umano, mentre in altre può produrre effetti indesiderati. Talvolta un ciclo di cure a base di antidepressivi finisce per ostacolare la normale attività cerebrale ed espone il paziente ricadute anche gravi. L’aggravamento della sintomatologia interviene in particolare quando, dopo un uso prolungato dei farmaci, la sensibilità del cervello nei confronti della serotonina si abbassa notevolmente.

Nel lungo periodo, l’alterazione dei livelli di serotonina può provocare conseguenze che vanno dai semplici disturbi digestivi alla dissenteria, dal gonfiore al calo del desiderio sessuale, dall’insorgere di alcune forme tumorali all’ictus. Gli studiosi canadesi hanno evidenziato che l’efficacia di tali farmaci è riscontrata soprattutto nei soggetti affetti da una grave forma di depressione, mentre in quelli sofferenti di una patologia lieve o moderata il rischio di un peggioramento del quadro clinico complessivo risulta elevato.


FONTE: http://www.ilmessaggero.it/benessere/

www.siamodonne.it

RECENSIONE: “TUTTI I SÌ CHE AIUTANO A CRESCERE” DI SARAH CERVI


Ci avete impiegato anni ad imparare a dire di no ai vostri figli, a stabilire le regole e i limiti giusti per creare un ambiente stabile ed evitare di viziarli. Bene, è il momento di affrontare una nuova sfida: imparare a dire di sì.



Secondo Sarah Cervi, l’autrice di “Tutti i sì che aiutano a crescere”, un permesso ben calcolato fa più miracoli di tanti divieti, responsabilizza e dà fiducia, dando al bambino la possibilità di mettersi alla prova in modo positivo. La filosofia che sta sotto quest’idea, come spiega la stessa autrice, è quella usata anche in psicoterapia, dove l’obiettivo non è tanto distruggere ciò che non va bene quanto far fiorire quello che di buono già c’è.



Non preoccupatevi, ciò non vuol dire che tutti i no che avete detto fino adesso siano stati vani, anzi: ciò che Sarah Cervi consiglia non è dire sì in modo indiscriminato, lasciando il bambino in balia di se stesso, ma imparare a bilanciarlo con il no in modo equilibrato. Un piano ben definito di regole entro il quale il bambino può muoversi con sicurezza, quindi, è la base necessaria affinché i sì possano essere davvero costruttivi.



Tra tutti i vari tipi di sì che l’autrice indica nel suo libro (come quelli, appunto, preziosi per la responsabilizzazione), sono molto interessanti quelli che riguardano l’aspetto emotivo del bambino. A volte i genitori tendono a considerare i piccoli come un’estensione di sé oppure come degli adulti incompleti. Nulla di più falso: è vero, l’infanzia è una fase di crescita e formazione ma i bambini sono già persone a 360 gradi e non bambole, hanno un loro carattere definito, le loro emozioni e i loro pensieri e il compito degli adulti non è quello di cambiarli quanto di insegnar loro a convivere al meglio con il mondo che li circonda. Quindi sì ai sentimenti di rabbia, paura o disaccordo (sapendoli, però, gestire), sì alla tristezza, sì ai propri gusti e ai propri talenti, anche se non sono quelli che gli adulti si aspettano da loro. Imparare a gestire le emozioni e a comunicarle in modo efficace permetterà al bambino di oggi di diventare un adulto equilibrato, profondamente consapevole di se stesso e delle proprie capacità.



In “Tutti i sì che aiutano a crescere”, Sarah Cervi ci accompagna dei sì specifici a tutti gli stadi della crescita, dall’infanzia all’adolescenza, senza dimenticare i consigli su come comunicare i permessi in modo efficace, senza che sembrino mancanza di fermezza.



Nessun problema, quindi, se avete passato mesi e mesi ad impostare un po’ di disciplina in casa vostra: per una volta, i sì non sono in antitesi ai no ma il loro naturale completamento, la loro prospettiva positiva. Il mestiere di genitore è il più difficile del mondo ma riuscire a farlo con un sorriso (e qualche consiglio) rende più felici tutti – da noi adulti fino ad arrivare a loro, i bambini, la nostra incredibile fonte sia di stress incommensurabile che di pura gioia